Quando lavoro in campagna, o sono nell’orto e osservo quello che mi circonda, i cipressi, i voli degli uccelli, il bosco e i suoi cambiamenti in ogni stagione, le tele dei ragni nelle mattine di rugiada, le api e i bombi che ronzano intorno ai fiori di zucca o del rosmarino, i licheni sulle pietre o sui tronchi, i miei occhi si riempiono di luci e colori e la sensazione che provo è ancora e sempre di meraviglia e di gratitudine.
Questa natura così meravigliosa e minacciata io cerco di ricrearla nei miei dipinti, cerco di farla parlare ai cuori di chi li guarda, di trasmetterne la bellezza e il mistero.
Quando abitavo a Milano, cioè fino al 1987, utilizzavo molto la china, ma da quando vivo in campagna uso soprattutto l’acquerello e l’olio. L’acquerello è il mezzo che preferisco, anche se lo utilizzo in un modo piuttosto insolito; le sue possibilità di creare infinite sfumature di colore e di rappresentare anche i più minuti dettagli mi affascinano e mi danno grande soddisfazione.
Per esempio, le foglie in autunno hanno una gamma di sfumature di colore così numerose e luminose da rendere ogni foglia unica.
Mi sembra che ormai le persone non osservino più la natura, non la vedano. Forse solo i bambini riescono ancora ad accorgersi di ciò che li circonda, a vedere l’erba e le foglie, gli insetti e le nuvole.
I miei quadri vogliono servire anche a questo, a ridare a chi li guarda la capacità di vedere la poesia, il fascino e il mistero della natura; la capacità di osservare ogni essere vivente come qualcosa di importante ed unico, qualcosa di prezioso e che arricchisce la nostra vita, qualcosa da rispettare e preservare per il futuro.
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